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Rappresentativa Nazionale Femminile: Ludovica Nembrini (Livorno - Eccellenza)

Ludovica Nembrini - classe 2007, portiere. E’ nata a Livorno e milita nel campionato di Eccellenza con la società sportiva Livorno
Ludovica aveva solo cinque anni quando, per la prima volta, ha messo piede su un campo da calcio. Non per giocare, ma per accompagnare il fratello agli allenamenti. Tra il rumore del pallone che rimbalzava sull’erba e l’energia della squadra, ha sentito un richiamo decidendo di provare anche lei. La mamma la iscrive alla scuola calcio Orlando e fin da subito ha scelto di stare tra i pali. E’ passata, poi, nella società sportiva Livorno e non ha mai cambiato maglia.
All’inizio non è stato facile, i ragazzi ridevano, la prendevano in giro perché voleva stare in porta. Ma Ludovica non si è mai fermata davanti alle risate, anzi, le ha trasformate in sfida: ogni pallone parato era una risposta, ogni sguardo di chi la sottovalutava diventava uno stimolo. Così, giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, ha dimostrato che il suo posto era in porta.
Il portiere: la calamita che attira il pallone
“Fare il portiere non è per tutti. È un ruolo che si sceglie, o forse che ti sceglie. Ho provato a cambiare, a sperimentare il ruolo di terzino sinistro per un anno, pensando che potesse darmi nuove emozioni - queste le parole di Ludovica - Ma la verità è che gli altri ruoli non mi facevano sentire più viva della porta, dello scontro diretto con l’attaccante, della responsabilità che pesa sulle spalle di chi è l’ultima speranza della squadra. Il portiere è solo. Mentre le compagne si muovono, passandosi il pallone e creando gioco, io resto ferma, attenta, sempre pronta. Il portiere deve essere la calamita che attira il pallone”.
Ludovica ha scelto questa foto perchè la rappresenta:"Il pallone è mio!"
Crescere in questo ruolo non è stato semplice. Da bambina, ogni rete subita era un colpo al cuore. Aveva paura del giudizio degli altri, del peso di una responsabilità così grande. Ma col tempo ha capito che il portiere non può fermare tutto, che a volte i gol arrivano in quei sette metri e trentadue di larghezza.
L’altezza non è tutto
Se c’è una battaglia che Ludovica vorrebbe vincere, è quella contro ogni forma di pregiudizio, a cominciare dall'altezza: “Si pensa che un portiere debba essere alto, imponente, quasi invalicabile. Con la mia altezza (1.65), vorrei dimostrare che non è l’altezza a fare un grande portiere. Il mio sogno? Fare il portiere nel Barcellona o, magari, per la Juventus, la mia squadra del cuore. Perché so che posso farcela".
Esperienze che fanno crescere
Con la Lega Nazionale Dilettanti ha partecipato al raduno territoriale (area centro) di Roma e a quelli nazionali al CPO di Tirrenia e a Reggio Emilia, ha giocato il primo tempo nell’amichevole contro il Sassuolo e ha vissuto con la Rappresentativa Nazionale U20 l’emozione della sesta edizione della Viareggio Women’s Cup.
L'anno scorso ha partecipato, per la prima volta, con il Livorno e proprio contro l’U20 LND, perdendo 4-0. La seconda, invece, l’ha giocata proprio con quella Rappresentativa tanto ambita, in un gruppo di ragazze che, da perfette sconosciute, sono diventate una famiglia. E poi, c’è stata quella partita contro la Juventus. Giocare tutti gli ottanta minuti contro una squadra così blasonata è stata una sfida, ma anche una rivelazione. Alla fine, Ludovica ha capito che la differenza tra loro e la sua squadra era solo il nome. Sul campo, erano alla pari. Una squadra perfetta, legate da un filo invisibile. E per lei, quella consapevolezza è stata un traguardo prezioso. Vanta anche la convocazione, sempre del tecnico Marco Canestro, al Torneo della Pace Women (2024) in Umbria. Ringrazia tutto lo staff per averla fatta sentire in un posto sicuro e, soprattutto, il mister Canestro per quanto ha lasciato, in poco tempo.
Un sostegno invisibile, ma presente
Nessuno nella famiglia di Ludovica ha mai praticato sport a livello agonistico, eppure il loro supporto non è mai mancato. Hanno sempre creduto in lei, l’hanno sostenuta nelle sue scelte e l’hanno lasciata libera di inseguire il suo sogno. Accanto a lei c’è sempre stata anche la sua migliore amica, che la segue e la incoraggia in ogni occasione. E poi c’è il mister del Livorno, Agostinelli, che ringrazia sempre. E' stata una figura che ha rappresentato il suo punto fermo, che ha visto in lei qualcosa di speciale, qualcosa che forse nemmeno lei sa di avere e nei momenti più bui e difficili, non l’ha mai lasciata sola.
Ludovica, si nutre di sport. Fuori dal campo, ama le sfide, soprattutto quelle forti, quelle che fanno salire l’adrenalina: surf, snowboard, sci: attività sportive che la fanno sentire libera, che la spingono oltre i suoi limiti. Forse è questo il suo tratto distintivo: non fermarsi mai, non smettere mai di cercare qualcosa che la faccia sentire viva e governare le emozioni che salgono e scendono come bollicine.
Ancora non ha deciso cosa fare del suo futuro. Frequenta il quarto anno dell’Istituto Biotecnologie sanitarie e si sente divisa tra due mondi opposti: la moda (la nonna le ha insegnato a cucire) e la medicina. Due strade completamente diverse, ma è affascinata da entrambe.
Una maglia che è molto più di un numero
Se dovesse scegliere un simbolo per raccontare la sua storia, sarebbe la sua maglia. La numero 1. È stata la prima maglia che i suoi genitori le hanno regalato, con la scritta “Ludo 1”. È il simbolo della sua identità, della bambina che ha iniziato tutto questo viaggio e che, ancora oggi, scende in campo con lei. Ogni volta che indossa quella maglia, non è mai sola. Porta con sé quella bambina che non si è mai arresa. E soprattutto, porta con sé i suoi cari genitori. E finché quella maglia sarà sulle sue spalle, Ludovica Nembrini non sarà mai sola, continuerà a guardare avanti, sempre con lo stesso coraggio. Come lei stessa dice: “Avanti tutta!”.