© foto Real Meda CF
Ci sono le calciatrici più famose, come Barbara Bonansea, che hanno messo e metteranno ancora la loro immagine e le loro risorse a disposizione di una realtà mai così provata, come quella di questi ultimi mesi. E poi ci sono le calciatrici meno note al grande pubblico, che hanno meno risorse, magari, ma un cuore grande che non ha nulla da invidiare a quello delle colleghe più famose. È il caso, ad esempio, di quello che è successo a Cortefranca. Il nome da segnare è quello di Umberto Canfora, che non è soltanto il presidente di una squadra femminile che gioca in Serie C, ma è anche un uomo che lavora all’ospedale di Iseo, in provincia di Brescia, in una regione colpita in maniera drammatica dal coronavirus. Lui e le sue ragazze non si sono dati per vinti e, anzi, hanno messo a disposizione quanto potevano, cercando di coinvolgere, attraverso i social, quante più persone possibili. Le richieste? Mascherine, camici monouso e disinfettanti per le mani. Senza scadere nella retorica, di cui troppo spesso si abusa, soprattutto in queste ore, è proprio da realtà più che piccole che sono partiti i gesti di solidarietà più grandi. Squadre, società, aziende, che in un momento così drammatico vedono essere messa a rischio la loro stessa esistenza, eppure sono in prima linea per aiutare gli altri: “In quasi trent’anni di lavoro, non ho mai visto una situazione del genere – le parole di Canfora –. Ci sono persone che non possono riabbracciare i propri cari neanche nel momento della morte e tanti operatori sanitari che lavorano instancabilmente con immenso sacrificio e in silenzio”. Quella del Cortefranca, ovviamente, non è l’unica storia di chi sta provando a rendersi utile non potendo, come tutti, allenarsi o giocare. O, addirittura, restando in quarantena assoluta. È il caso delle giocatrici del Pineto Free Girl, in Abruzzo, che insieme alla dirigenza, per un totale di 35 persone, sono dovute restare isolate perché una calciatrice, residente a Vasto, era stata trovata positiva al Covid-19.
Stesso discorso per Giorgia Spinelli, 26 anni, di proprietà del Reims, seconda divisione francese. Un passato tra Atalanta, Mozzanica e Inter, adesso è il capitano della squadra francese ed è stata trovata, anche lei, positiva al coronavirus. La sua è una storia che si avvia serenamente al lieto fine, ma oltre a quella personale, di situazione, c’è anche quella di tutte le persone della sua Bergamo, dilaniate da questo “mostro”, come lo definisce lei stessa. Il 19 aprile, dal suo profilo Instagram, ha annunciato di aver vinto la sua battaglia: “Una partita giocata ad altissimi livelli - ha scritto, parlando al coronavirus -, sei stato uno degli avversari più forti di sempre, non hai mai mollato di un centimetro, fino al 90’, quando preso in contropiede sei finito al tappeto. Finalmente dopo quattro lunghe settimane posso tornare ad allenarmi”. A corredare tutto, una splendida foto sorridente.
I sorrisi sono una costante di queste atlete, anche quando sono costrette ad allenarsi in videochiamata. Molte di loro hanno contribuito alle raccolte fondi più famose, da quella per la Protezione civile a quella della coppia Fedez- Chiara Ferragni. Molte altre hanno donato per gli ospedali delle loro città o per il Sacco di Milano o lo Spallanzani di Roma, quasi sempre in forma anonima. Meglio condividere i momenti più spensierati, come gli allenamenti virtuali.
Tante calciatrici, come ad esempio Melany Petraglia del Calcio Pomigliano, hanno invitato tutti a restare a casa. Le società lo hanno scritto sui loro canali social, perché dirlo una volta in più è sempre meglio che dirlo una volta in meno. Un’altra parola da dire una volta in più che in meno, in questo periodo, è grazie. E per tutte valgono le frasi delle Free Girls che, terminato il loro periodo di quarantena, hanno voluto idealmente, abbracciare tutti per il supporto ricevuto. Loro, come tutte, non vedono l’ora di ritornare ad abbracciarsi sui campi di calcio per segnare il gol più importante: la vittoria sul coronavirus.