Dal campo alla panchina: Pasquali si racconta, tra ricordi, sogni e verità

Dal campo alla panchina: Pasquali si racconta, tra ricordi, sogni e verità

È stato un protagonista assoluto del beach soccer italiano. Una carriera lunga, intensa, fatta di talento, passione e leadership. Roberto Pasquali ha salutato ufficialmente il campo da gioco per guidare dalla panchina il Terracina Beach Soccer. Lo facciamo raccontare da lui, alla vigilia della finale di oggi che vedrà il suo Terracina affrontare il Lenergy Pisa nella finale valida per il 4° / 5° posto della Coppa Italia Q8 2025

Quando hai deciso che era arrivato il momento di dire basta col beach soccer giocato? “Ho deciso di dire basta con il beach soccer giocato, quando ahimè sono incominciati i primi acciacchi fisici, ma soprattutto quando gli allenatori non mi facevano più giocare (sorride)”.

Cosa hai provato nel comunicarlo ufficialmente? “Sinceramente non avrei mai voluto comunicarlo, in quanto in cuor mio speravo sempre di continuare a giocare per divertimento, ma la Società del Terracina mi ha fatto questa splendida sorpresa nella tappa di casa, e ne sono stato molto felice”.

È stata una scelta difficile? “Per quanto riguarda la scelta difficile, ho smesso di giocare veramente nel lontano 2010, da lì in poi non si e’ più visto il vero Pasquali, perché ahimè, nel calcio di ieri e di oggi determinati signori che prendevano e prendono impegni con i giocatori, spesso e volentieri non mantenevano e mantengono la parola data, quindi ho deciso di fare altro nella vita. E’’ stata veramente dura smettere perché il beach per me era come un primo grande amore.

Se dovessi riassumere la tua carriera in tre parole, quali sceglieresti? “CUORE perché ho messo sempre tanto amore per questo sport, SACRIFICIO perché in campo non mi sono mai risparmiato, SREGOLATEZZA perché spesso sono stato un testone”.

Qual è il primo ricordo che ti viene in mente se pensi alla tua prima partita sulla sabbia? “Qui ci sarebbe da parlare all’infinito. Io racconto sempre che nel lontano 1999 ho avuto la fortuna di avere uno splendido figlio, avevo solo 20 anni, ovviamente all’epoca smisi di giocare a calcio perché incominciai a lavorare, non giocai per ben 4 anni, dopodiché una domenica libero dal lavoro, fecero un torneo sulla spiaggia e degli amici mi chiamarono per giocare, organizzato da viaggi del ventaglio che dopo 2 anni cedette lo scettro alla LND, avevo una fame di calcio incredibile, giocai lì e feci molto bene, l’allenatore era Daniele Massaro, mi portò nella nazionale da lì a breve e così cominciò la mia carriera”.

C’è un momento in particolare che porterai sempre con te? “Il momento più bello è sicuramente la vittoria dell’Europeo nel 2005, perdevamo 5-1 riuscimmo a rimontare segnai 2 gol, pareggiamo 5-5, e vincemmo ai rigori con il mio che fu decisivo”.

Chi è stato Roberto Pasquali in campo? “Roberto Pasquali in campo è stato un generoso ho dato sempre tutto me stesso per la maglia ed i compagni, difficilmente possono dire il contrario”.

Come ti piaceva essere riconosciuto: leader silenzioso, trascinatore, stratega? “In campo mi piaceva essere un leader, silenzioso sicuramente no, perché rompevo le scatole a tutti, compagni ed avversari, ma chi mi conosceva veramente sapeva che lo facevo per generosità”.

Quanto ha contato il gruppo per te? “Il gruppo per me era fondamentale, e devo essere sincero per molti anni abbiamo avuto sempre degli ottimi gruppi di ragazzi”.

Che cosa rappresenta oggi per te il beach soccer? “Oggi per me il beach soccer è un divertimento, è stato per tanti anni uno stile di vita, mi ha dato molto e lo ringrazierò per sempre ma allo stesso tempo a volte sono stato anche tradito. Quindi lo tengo lì come semplice e puro divertimento e ovviamente passione”.

Cos’è che ti ha fatto innamorare di questa disciplina? “Gioco sulla sabbia da quando avevo 4 Anni, abitavo a 50 metri dal mare, ero innamorato delle partite che facevamo 8 contro 8 oppure 9 contro 9 sulla riva con gli amici al tramontare del sole. Come porte usavamo i lettini, per fare gol la palla doveva passare sotto il lettino, giocavo a volte fino alle 21,30 di sera quando non si vedeva nemmeno più, le partite finivano 1-0 per miracolo, ma quante risate, questo per me è il beach, un amore incondizionato che ho da bambino”.

Cosa credi di aver dato, e cosa ti ha restituito questo sport? “Penso di non essermi mai risparmiato in campo e fuori, ho dato sempre tutto me stesso, allo stesso tempo dall’altro lato ho ricevuto sempre molte soddisfazioni, riconoscimenti e molti premi personali che mi gratificavano. Speravo di chiudere la carriera in Nazionale in un altro maniera, ma quella è un’altra storia”.

Com’è cambiato il tuo sguardo sul gioco ora che sei dall’altra parte? E’ sempre lo stesso, anche se ora sono dall’altra parte. Se decido di mettermi in gioco lo faccio con tutto me stesso, cerco di trasmettere la mia grinta e la mia esperienza ai ragazzi, posso riuscirci o meno ma l’impegno e’ sempre massimo”.

Ti ritrovi nei ragazzi che alleni oggi? “Quella attuale e’ un’altra generazione. Non vedo la fame che avevamo noi 20 anni fa, ci sono tanti ragazzi bravi, ma noto spesso che si accontentano di poco, per fare storie social e stupidaggini varie. Potrebbero dare 3-4 volte in più di quello che danno”.

Cosa porti della tua esperienza sul campo nella tua nuova veste da allenatore? “Trasmettere la mia esperienza. Abbiamo sposato un progetto di crescita con la nuova dirigenza del Terracina, partendo da un gruppo di amici, che per me è fondamentale, da qui cercheremo di far tornare il Terracina Beach Soccer ai livelli che merita”.

Come vedi il beach soccer italiano oggi? Sicuramente si stanno facendo dei passi avanti, uno di questo è sicuramente il movimento Under 20, in quanto preparare dei ragazzi giovani già a 19-20 anni significa arricchire e impreziosire il roaster della nazionale e del campionato italiano in particolare, quello che spesso è mancato a noi in nazionale ai miei tempi, un ricambio generazionale quasi immediato”.

Cosa servirebbe per farlo crescere ancora di più? “So che hanno creato delle strutture a Tirrenia permanenti che nella mia epoca sicuramente mancavano. L’Under 20, ripeto, sicuramente è una ciliegina ma per farlo crescere definitivamente, e se ne parla ormai da 30 anni, andrebbe sicuramente fatto un lavoro di 365 giorni l’anno e non saltuariamente come ora e come all’epoca, inserendo dei compensi giusti per i giocatori più importanti, e farli allenare sempre. Questo è mancato e continua a mancare”.

Che ruolo ti piacerebbe avere nel movimento nei prossimi anni? “Attualmente mi accontento del ruolo che ho, ma se dovessi scegliere mi piacerebbe lavorare con ragazzi giovani per farli crescere”.

Ci avviamo a concludere questa lunga e interessante intervista. Se potessi scrivere una lettera al "te" che ha cominciato a giocare, cosa gli diresti? “Ciao Roberto è stato meravigliosamente bello vederti giocare, e non parlo di lato tecnico ma soprattutto caratteriale. Sicuramente il beach ti ha fatto realizzare molti sogni, qualcuno ancora incompleto. Continua sempre a sognare”.

Un messaggio per i compagni, per i giovani, per chi sogna di fare questo sport? “Un ringraziamento particolare a tutti i compagni di squadra che mi hanno sopportato e supportato in tanti anni. Vi porto tutti nel cuore. Un in bocca a lupo a tutti i giovani che si avvicinano a questo sport e mi raccomando, non mollate mai”.

Roberto Pasquali lascia il campo, ma non il beach soccer. La sua storia continua, da un’altra prospettiva, con la stessa passione e lo stesso amore per la sabbia. Buona fortuna mister.